mercoledì 12 ottobre 2011

Luoghi comuni



Quante volte avete sentito dire che le grassone sono simpatiche, hanno il cuore grande, sono tanto paciose e sempre allegre? Bene, non c'è niente di più falso. Le grassone sono prima di ogni altra cosa arrabbiate, anzi arrabbiatissime. Forse il motivo principale della nostra rabbia è che tutti i normopeso diano per scontato che se uno è grasso è perché gli piace troppo mangiare e non ha la forza di volontà necessaria per smettere. Nessuno pensa mai che l'iperfagia, così come la ben più nota anoressia, sia una malattia. Una malattia infida e sottovalutata che è molto difficile combattere, soprattutto considerando che quella contro la malattia non è l'unica battaglia che le grassone devono sostenere.

Come cantava Tonino Carotone "è un mondo difficile" e le grassone - che, lo so per esperienza, più di ogni altra cosa desiderano sentirsi normali - fanno una fatica improba ad abitarlo, fingendo inoltre di sentircisi perfettamente a proprio agio. Volete qualche esempio? Le donne adorano fare shopping. Per le grassone invece non c'è umiliazione peggiore che entrare in un negozio e affrontare il sorrisetto derisorio di una commessa taglia 38 che ti ritiene pazza  perché hai semplicemente osato varcare la soglia del suo tempio dell'eleganza. Per potersi anche solo coprire le pubenda, una grassona deve lambiccarsi il cervello, aggirarsi in incognito nei reparti taglie forti dei grandi magazzini dove, vista la tipologia degli abiti a disposizione, si arguisce che i buyer siano convinti che le grassone siano tutte ottantenni, ordinare su cataloghi on-line abiti scadenti  e di dubbio gusto, e in ultima analisi, organizzarsi in proprio e imparare a cucire (io l'ho fatto) e lavorare a maglia.

Dopo tanta fatica, le grassone, splendidamente abbigliate alla cazzo di cane, possono finalmente esordire in società dove in genere capiscono rapidamente che, visto che hanno tanti chili in più, per essere prese in considerazione devono avere "in più" anche molte altre cose. Devono essere più informate, più ironiche, più intelligenti, più colte, più simpatiche, più spregiudicate, più seducenti, più affabili, più versatili, più, più, più... e sopratutto riuscire a dimenticare, e a far dimenticare agli altri, di essere grasse.

Il guaio è che, quando finalmente sei riuscita a portare a termine questa titanica opera di suggestione ipnotica collettiva, roba da far impallidire Giucas Casella, c'è sempre qualcosa che ti colpisce a tradimento, facendoti drammaticamente ricordare quello che sei. Per spiegarci: vai in banca e non riesci a entrare perché la porta a capsula non si chiude e la voce registrata te ne chiarisce il motivo suggerendoti di "uscire e transitare uno alla volta". Prendi un aereo e la cintura di sicurezza non ti si chiude, tu ostenti nonchalance ma una hostess coscienziosa se ne avvede e, in maniera plateale e con un tono di voce decisamente non discreto, informa la collega che al posto XY serve una prolunga per la cintura. Vai a mensa in RAI e scopri che i tavoli hanno una struttura in ferro che ingloba anche le sedie, che quindi non possono essere spostate, e tu lì non c'entri e devi inventarti un impegno improvviso e fuggire, per non sottoporti all'umiliazione di rimanere incastrata mentre sei al cospetto di tutto il centro di produzione.

Fortunatamente c'è una soluzione a tutto. Io ho un conto bancario on-line, chiedo con discrezione una prolunga per la cintura di sicurezza e me la faccio consegnare non appena metto piede in aereo, mi porto il pranzo da casa (come vi ho raccontato qui) e non metto piede in mensa. Quando poi tutto manca, per cavarsela basta ridere di sé stesse, in modo da trasformare un episodio imbarazzante nel cavallo di battaglia dell'aneddotica personale. Ne volete la prova? Eccovi accontentati.

Il mio primo viaggio negli Stati Uniti durò trentasei ore. Non sto parlando della permanenza in loco ma proprio del tempo materiale che ci misi per arrivare da Napoli a Chicago. Era un viaggio universitario, per cui  partimmo alla volta dell'aeroporto Leonardo Da Vinci alle quattro del mattino, con un pullman turistico. Avremmo dovuto imbarcarci su un volo Roma-Chicago che partiva alle nove, ma il pulmann ebbe un guasto al motore e arrivammo tardi. Nessun problema, ci avrebbero messi su un volo per Parigi e poi lì avremmo preso un altro volo per Chicago, però dovevamo correre perché stavano già imbarcando. Dopo una corsa frenetica salimmo a bordo ma, arrivati a Parigi, non ci fecero atterrare perché c'era visibilità nulla. Ci spedirono quindi a Ginevra, costringendoci a rimanere seduti ai nostri posti, con l'aereo fermo sulla pista, in attesa che da Parigi ci dessero il via libera per atterrare. Intanto a me venne voglia di fare la pipì ma, ovviamente, quella possibilità non era proprio contemplata e mi fu detto che avrei potuto servirmi di un bagno a Charles De Gaulle. Finalmente tornò la visibilità a Parigi e partimmo di nuovo, ma nel frattempo anche il volo da Parigi per Chicago era partito e quindi al nostro arrivo, sempre a patto di correre come i forsennati per non perderlo, ci dissero che potevano imbarcarci per New York dove avremmo poi preso un altro aereo per la nostra destinazione finale. Naturalmente di andare in bagno non se ne parlava proprio ma io, dopo quasi 14 ore di viaggio, ero sull'orlo della pazzia e quindi, non appena l'aereo ebbe decollato e ci fu consentito alzarci, mi fiondai in bagno.

I bagni degli aerei rappresentano per le grassone un autentico strumento di tortura. È come trovarsi chiuse in un sarcofago, e bisogna aver preso un brevetto da contorsioniste circensi per potersi denudare il minimo necessario, prestare attenzione alle basilari norme di igiene e fare pipì senza perdere l'equilibrio. Riuscire a coordinare tutte le operazioni richiese più di mezz'ora e quando alla fine riemersi dal bagno, la maggior parte degli altri passeggeri, munita di cuscini e coperte, era nel primo sonno. Il mio posto era nella parte anteriore dell'aereo e, per raggiungerlo, dovetti camminare un bel po' fra i sedili urtando, e di conseguenza svegliando, un gran numero di passeggeri. A ogni urto mi giravo e mi scusavo con il poverino di turno, sfoggiando un sorriso contrito e un I'm sorry mortificato. Fu solo quando arrivai a destinazione e mi feci scivolare le mani lungo natiche e cosce per sistemarmi la gonna prima di sedermi, che realizzai la tragedia. Nel rivestirmi in modalità Houdini nel microbagno dell'aereo, avevo fatto impigliare l'orlo della gonna nell'elastico dei collant, trasformandola in una sorta di sipario spalancato sul mio culone immenso e, se mai avessi avuto anche una sola chance di passare inosservata, l'avevo sprecata attirando l'attenzione di tutti i passeggeri lato corridoio, quando li avevo urtati. 

Per la vergogna desiderai che l'aereo sprofondasse nell'oceano ma, si sa, i desideri raramente si avverano.
Per fortuna.


MOUSSE DIETETICA DI RICOTTA CON SALSA DI PERA
Per 4 persone

Per la mousse:
300 g di ricotta di fuscella
2 albumi
1 cucchiaio di cacao amaro
1 pizzico di cannella
dolcificante liquido (tipo TIC o Dulceril)

Per la salsa di pere
2 pere williams
cannella in polvere
zenzero in polvere
dolcificante

Una grassona che si rispetti è, per definizione, perennemente a dieta, ma siccome non sta scritto da nessuna parte che le diete debbano essere tristi e punitive, ecco una ricetta facile e veloce che darà un tocco gourmand al vostro regime alimentare.

Passare la ricotta al setaccio (e per setaccio intendo proprio il setaccio a maglia fitta. Non sono ammessi né passaverdura, né schiacciapatate) in modo da renderla un velluto. Dolcificarla a piacere, aggiungere il cacao setacciato, la cannella e mescolare bene. Montare a neve ferma gli albumi e incorporarli alla ricotta, facendo attenzione a mescolare dal basso verso l'alto. Mettere in frigo per almeno un paio d'ore, ma facciamo anche tre. Nel frattempo sbucciare le pere e tagliarle a pezzetti avendo cura però di tenerne da parte 4 fettine per la decorazione. Mettere le pere in una casseruola dal fondo spesso, aggiungere dolcificante, cannella e zenzero secondo il proprio gusto, bagnare con un dito d'acqua e lasciar cuocere finché le pere non saranno morbide. A questo punto frullare con il minipimer e lasciar raffreddare. Grigliare infine le fettine di pera per la decorazione in una padellina antiaderente aggiungendo un po' di zenzero. Formare delle quenelle con la mousse di ricotta (l'occhio vuole la sua parte, specialmente se si sta a dieta) e adagiarle sulla salsa di pere messa a specchio sul piatto. Guarnire con la pera grigliata, spolverizzare con zenzero e cannella e assaporare con calma per prolungarne il piacere.


26 commenti:

  1. "...Devono essere più informate, più ironiche, più intelligenti, più colte, più simpatiche, più spregiudicate, più seducenti, più affabili, più versatili, più, più, più... e sopratutto riuscire a dimenticare, e a far dimenticare agli altri, di essere grasse."
    Ciao Bene penso proprio che tu sei tutto questo e anche di più senza nessun sforzo.
    Tuo blog è meraviglioso ogni volta che finisco un pezzo sono triste perchè è finito:)
    Ho vinto mia naturale incapacita di scrivere solo per te.
    Tua lettrice appassionata. Agnes

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  2. Cara Benedetta, normalmente leggo il tuo blog, lo apprezzo molto ma non commento, ho la sensazione che facendolo invaderei il tuo spazio privato e mi sentirei invadente, questa volta però non resisto e devo dirtelo: mi piaci Benedetta, sì tu mi piaci molto. Un bacio forte. Annamaria

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  3. IL LIVELLO E' ALTISSIMO!!!!
    A te associo tutte quelle belle cose descritte con "più" ma mi permetto di rendere tutto relativo, aggiungendo a te e solo a te "SUPERLATIVA" e "ASSOLUTAMENTE SUPER".
    L'episodio dell'aereo fa parte a pieno titolo anche dei ricordi della mia vita....ricordo, come se fosse ieri, quando lo hai raccontato e mimato la sera del mio addio al nubilato.....
    il titolo è strepitoso!!!!!!!

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  4. Quenelle, ah sapere che sono... o che è! :D Cmq Benny, super post questo e devo dire che quella della porta girevole in banca ha segnato un picco nelle mie risate.
    Sei grande grande grande lalalalalalalalalalalalaaaaaaaaaaa
    e io ti voglio sempre tanto bene! :)

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  5. questo post è parte della mia vita...
    grande!!
    P.S. anche quelle della taglia 38 hanno i loro problemi.... che si sentono dire in continuazione "ma come sei secca...." come sei fossi malata...
    grandi foto....
    ma a quando un assaggio???

    devi fare un post anche sull'olanda!!
    (guardalcanal ;-))

    beh...diciamo che di materiale ce ne è...anche la sistemazione della libreria....e i commenti di tua nonna ai pranzi del 26 dicembre....
    baciiii
    carla (anonimo veneziano)

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  6. beh cara benedetta mia non occorre essere delle grassone per sentirsi umiliate nel fare shopping, io devo perdere questi benedettissimi 14 kili eppure mi sento esattamente come una grassona che pesa 120 kg perchè oltre i 65 kg sei una grassona. Sono entrata da Zara mentre mia madre e mia figlia si compravano trench e vestitini micro ed io adocchiavo una sorta di cardigan peloso in cui le mie braccia sarebbero entrate a malapena creando l'effetto salsiccia pensavo che quel cardigan in fondo nemmeno mi piaceva. Mi sono detta un po' di anni fa che dovevo smetterla di comprare qualsiasi cosa mi entrasse perchè non solo mi stava sempre male ma mi umiliava.Così io che nutro un'avversione totale per il cucito ho trovato una brava sarta nemmeno troppo costosa da cui mi faccio fare i miei vestitini anni '40 alla facciazza delle commesse taglia 38. Ma questa te la devo raccontare : dopo Zara siam finite da H&M dove spesso trovo magliette o pantaloni (le svedesi sono donnone) e piena di ottimismo sono entrata in un camerino con un paio di maglie. Ebbene sì, a momenti svengo per colpa dello specchio in cui non riuscivo a mettere a fuoco l'immagine per colpa di una vistosa distorsione che avrebbe dovuto rendermi magra e farmi comprare e invece mi ha fatto girare la testa.
    Ho voglia di vederti! un bacio

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  7. E non è per vantarmi...
    rivendico lo “ius primae voltis” del Super associato a Benny…
    Come Stan Lee, io ho (intuito (e)) inventato SuperBenny…
    Le foto: arguisco dalle proporzioni, le dimensioni… che pure contano, al di la delle allusioni…
    Leggerti è un piacere… leggerti più spesso lo sarebbe di più… (lo so, lo so… eri in terza pagina di trattamento…)
    Ed infine… luoghi comuni
    Il researcher è tappezzeria
    Domani è un altro giorno
    C’e differenza tra business class e economy class
    Nigella Lawson non è taglia 42
    Ginuzz

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  8. @cooksappe: grazie! Trattasi di scampoletto di tessuto giapponese comprato a Singapore (pensa te).
    @Agnes: ma te l'hanno detto che io continuavo a chiedere in giro se tu leggessi il mio blog? Quando anni fa mi dicesti che per te cucinare era una cosa spontanea perché vieni da una famiglia in cui si è sempre saputo quanto pesa un pugno di farina, mi conquistasti definitivamente. Io sono appassionata di te molto più di quanto tu non lo sia del mio blog :-).
    @Annamaria: invece commenta pure liberamente perché non invadi niente. Anzi, non c'è niente di più gratificante dell'avere un riscontro. Sono molto contenta di piacerti!
    @Anna: signorina, si contenga! (per citare un altro episodio imbarazzante della mia vita di cui forse si ricorda solo Gerardo). Veramente, tutti 'sti complimenti m'imbarazzano! E chi se lo scorda il tuo addio al nubilato con piazza da Marino ed epilogo a gin tonic dal fugace, ma non per questo meno mitico, Jimmy's Bar? Sono felice che ti piaccia il titolo, ne hai colto la doppia valenza?
    @Daniela: la domanda sulle quenelle me la sarei aspettata da Anna :-D. In origine trattasi di polpettine di grana molto fine a base di pesce o carne che poi vanno lessate, a questo nome però, per estensione, si associa qualsiasi cosa ne abbia la forma, ossia una specie di ovaloide ottenuto lavorando un qualsiasi impasto (o crema, o patè, o mousse) con due cucchiai. Va be', ti farò una dimostrazione dal vivo.
    @Carla Anonimo Veneziano: ma perché, il Nilo attraversato a remi con sbarco di fortuna al Katarakt?
    @Circe: Se trovassi una sarta economica qui a Napoli io mi farei fare dei vestitini alla Joan Harris di Mad Men, l'apoteosi della donna in carne.
    @Ginuzz: sarò in terza pagina di trattamento anche la settimana prossima :-) e, sempre a proposito di trattamenti, conservo ancora tutti quelli da te siglati SuperBenny (è vero, se sono una supereroina lo devo a te). Il researcher è tappezzeria? Ma come si permettono? Nessuno può mettere il researcher in un angolo! ;-)

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  9. non c'è niente di più.....(più, più, più etc etc)che saper condividere con gli altri il proprio talento. Brava.

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  10. Benny leggerti è un piacere e ti devo dire con sincerità che post dopo post la qualità aumenta!
    In attesa della prossima puntata ti mando un grandissimo abbraccio (è una goduria abbracciare Benny!)

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  11. caraaaaa, ho colto, ho colto...Per le quenelle, beh ti sembrerà strano ma sapevo di cosa trattasi anche se riferita all'estensione e non all'origine...C'è sempre da imparare nel tuo fantastico blog a cui la definizione di "blog di cucina" va stretta, ma molto stretta................................................ !!!!!!!!!!!

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  12. sono d'accordo con Stefano, i tuoi post diventano sempre più esilaranti, sei un mito!

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  13. Iperfagica(ma che parola è???) per me non lo sarai MAI. Sei la deliziosa e talentuosa e virtuosa grassona e pure magnona!
    A molto presto
    M.

    :)

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  14. Leggere il tuo blog è un tale piacere che lo "centellino" per i momenti della giornata in cui mi voglio fare del bene...... non credo che debba aggiungere altro se non che la mia Benny e sempre stata " più" a prescindere ( come avrebbe detto totò)
    serena

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  15. Benny tu sei un mito!! sapessi quanto ti apprezzo! i tuoi post li leggo da cima a fondo sempre! un abbraccione!
    ps cmq mi hai fatto ridere di cuore e ne ho bisogno :)

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  16. @Stefano, Ambra, Lecitina, Serena, Gio: vi ringrazio moltissimo, mi avete imbarazzata :-)

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  17. cara benny
    non preuccuparti non sei l'unica.. anche a me è successa una cosa del genere! stavo a Stromboli, ero appena uscita di casa per andare in piazza, avevo indossato uno dei miei vestiti migliori ma poichè stavo andando di fretta non ho messo bene il vestito e così metà è andato a finire nelle mie imbarazzanti mutande a fiori... chiudendo la porta alle mie spalle tutta soddisfatta mi avviai verso la piazza. le persone mi fissavano con sguardo perplesso ma io ignara della disgrazia non li guardai e inziai a camminare a testa alta, fiera di me e del mio vestitino ( se solo avessi saputo!)finchè una gentile signora mi dsse che forse era meglio se mi sistemavo il vestito così eseguii gli ordini e fu allora che mi accorsi... diventai tutta rossa, volevo sparire ma sfortunatamente questo non accadde da allora sono attentissima a sitemarmi i vestiti prima di uscire!
    tua signorina bo-bo

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  18. Un post delizioso, hai un talento, una verve incredibile nel raccontare. Letto tutto d'un fiato il sorriso sulle labbra. Penso che il tuo essere "di più" non deriva solo dalla situazione fisica ;-)
    Grazie per il bel momento!

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  19. Pur non avendo rilevanti problemi di peso,al momento sono costretta a stare alla larga da qualsiasi dolcezza (o quasi). Provvidenziale fu quindi la tua mousse dietetica con salsa di pera!
    La imitai, la assaporammo,ne godemmo. Il mio ospite deliziato (nonché delizioso) ti applaude.
    P.S.Leggendario il tuo racconto!!!

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  20. @Signorina Bobobò: ricordati di leggere il blog stasera...
    @Edda: grazie a te.
    @Valentina: M'inchino all'ospite (mi sembra più importante fosse delizioso che deliziato) e bacio te.

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  21. anche io voglio un post sull'olanda... :-) baci e brava

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  22. Mai generalizzare!
    La tua mousse è strepitosa!
    ti abbraccio e ti seguo!
    ciao

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  23. Questa della gonna e' capitata anche a me, ma in treno, con relativo attraversamento vagoni AFFOLLATISSIMI sulla tratta Milano Napoli. Uno scuorno memorabile superato soltanto dallo sciuliamazzo a Bali quando, agile come una gazzella, decisi di "saltare" una pozzanghera mentre strafighissimi cittadini del mondo sorseggiavano lassi contemplando terrazze di riso... Ti leggo e mi rispecchio.
    Paola M. G.

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    1. Uh, io in Corsica sono scivolata mentre guadavo un ruscelletto e mi hanno ripescata solo quando sono arrivata a valle, con un bel buco sul dietro del costume.

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