martedì 8 novembre 2011

Casalinghitudine


Probabilmente se non fossi stata ingannata da bambina, la mia propensione al femminismo non sarebbe così spiccata. Il fatto è che sono stata cresciuta da una mamma che, senza neanche accorgersene, metteva distanze siderali fra le parole e i fatti. A parole, mia madre sosteneva che le donne fossero uguali agli uomini - stessi diritti, stessi doveri - ma nei fatti poi, la mattina io mi facevo il letto mentre a mio fratello lo faceva lei. Con queste premesse non c'è da stupirsi che io sia cresciuta ribelle, polemica e battagliera, pronta a sfinirmi in discussioni all'ultimo sangue per difendere un principio o rivendicare un diritto.

Con queste premesse, non c'è neanche da stupirsi che la mia convivenza con il futuro consorte sia stata, almeno per i primi mesi, un braccio di ferro continuo che a volte è sfociato in una vera e propria guerra al massacro. Io però ero stata chiara e sincera. Quando lui mi chiese di andare a vivere insieme (dopo essere caduta dalle nuvole e avergli chiesto a mia volta: "ma perché, siamo fidanzati?"), gli dissi che se cercava una massaia io non ero la donna per lui. Lui mi assicurò che desiderava tutt'altro e io gli credetti. Ma mentiva. Ah, se mentiva!

Nei primi tempi la nostra casa - la scatola da scarpe arditamente organizzata su due livelli di cui ho già parlato - sembrò un covo di punkabbestia perché lui non muoveva dito pensando che di dita bastassero le mie, e io, per rabbia e per reazione, scioperavo a oltranza lasciando che tutto andasse in malora. Miravamo entrambi a vincere per sfinimento dell'avversario, lui mirava a convincermi che della casa si occupano le donne e io miravo a convincerlo che bisognava procedere a una democratica ed equa divisione dei compiti.

Tanto per cominciare, io provvedevo a fare la spesa e cucinare, quindi lui avrebbe potuto provvedere a passare l'aspirapolvere. Ma lui sosteneva che cucinare non contasse perché a me cucinare piace. Di contro lui stira benissimo e io - che con il ferro da stiro so solo scottarmi - sostenevo che stirare non contasse perché in fondo i vestiti basta stenderli e piegarli per bene per ottenere lo stesso risultato. Io sostenevo che i pavimenti dovesse lavarli lui perché a me passare il mocho fa venire il colpo della strega. Lui sosteneva che il letto dovessi farlo io perché era così e basta. Lui era disposto a lavare i piatti ma io sostenevo che non li lavasse bene. Io ero disposta a pulire l'argenteria ma lui sosteneva che non fosse una cosa di primaria importanza (e poi, con quelle quattro cose d'argento che abbiamo, mica ci vuole tanto). Io sostenevo che lui fosse troppo disordinato, lui sosteneva che quella troppo disordinata fossi io.

Quando fu evidente a entrambi che continuando di quel passo avremmo fatto la fine di D'Hubert e Feraud e trascorso tutta la vita a combattere, mettemmo in atto una simultanea quanto silenziosa resa, lasciando semplicemente che le cose andassero un po' per conto loro e trovassero spontaneamente un equilibrio. Perché, in fondo, la tolleranza reciproca è l'ingrediente principale di un matrimonio che funzioni.

La mia bisnonna Titta invece non era dello stesso parere. Lei che - come ripeteva spesso con sincero stupore - era nata nell'800, aveva studiato a lume di candela ed era andata in giro in calesse per poi, nel corso della stessa vita, assistere allo sbarco sulla luna comodamente seduta in poltrona nel suo salotto, fu un capolavoro di proto-femminista inconsapevole.

Aveva sposato un uomo di cui era pazzamente innamorata, più giovane di lei e bello di una bellezza inconsueta per un napoletano, visto che, essendo di madre danese, era molto alto, biondo e con gli occhi verdi, ma con cui non era mai, neppure per un giorno, andata d'accordo. Il matrimonio su di lui non aveva avuto alcun effetto tangibile dato che aveva continuato impunemente a condurre la stessa vita di sempre: dilapidava il patrimonio comprando prototipi di automobili, corteggiava le donne, entrava e usciva di casa senza dare spiegazioni. Se, una volta rientrato, la Titta gli chiedeva da dove venisse, lui rispondeva serafico "dall'ascensore" e lei andava su tutte le furie.

La Titta andava a messa tutte le mattine e tutte le mattine sfiniva il parroco di domande. Non riusciva a capire per quale motivo il padreterno perdonasse gli assassini, ma non avesse pietà per coloro che avevano fatto un matrimonio sbagliato. Ma, d'altra parte, che Dio fosse fallibile lo aveva già intuito, visto che aveva dotato gli esseri umani dei denti, che secondo lei rappresentavano un tormento costante dalla nascita alla morte. Fosse stata ancora viva quando ci fu il referendum per il divorzio, avrebbe brindato a champagne, perché finalmente giustizia era stata fatta.

Impossibilitata a scindere il proprio cammino da quello del coniuge, aveva optato per una sarcastica rassegnazione, propinata ai familiari attraverso delle massime esplicative del Titta-pensiero: "A prima mattina, uomini e spazzatura fuori di casa" (a quei tempi lo spazzino passava a ritirare i rifiuti al sorgere del sole, di casa in casa), "Gli uomini sono come le donne di servizio: cambi e devi imparare i difetti di un altro", "Caro m'è costato, ma qua seduta sono rimasta e in casa mia comando io".

Mi chiedo, com'è possibile che si possa non amare una donna così?
Il mondo è pieno di misteri.


PICCHIPACCHIA
Per 4 persone

600 g di pettola di spalla con cui avrete fatto un buon brodo
8 cipolle bianche
capperi sotto sale
2 cucchiai di zucchero
aceto di vino bianco
olio EVO

La picchipacchia è, fin dal nome, un'invenzione della nonna Titta. Lei che, soprattutto in cucina, detestava gli sprechi così come detestava mettere in tavola qualcosa che fosse meno che saporito, era un'esperta di riciclo gastronomico e questo era uno dei suoi capolavori. Consapevole che se si fa un buon brodo, e quindi si mette a cuocere la carne nell'acqua fredda, alla fine la carne sa di molto poco, la Titta la aggrazziava nel modo che mi accingo a illustrarvi.


In un tegame, fate leggermente appassire le cipolle tagliate a spicchi in 4 o 5 cucchiai d'olio. Quando avranno cominciato ad ammorbidirsi pur rimanendo ancora consistenti, aggiungere lo zucchero e, quando questo sarà sciolto, l'aceto (direi un bicchiere da vino, ma poi regolatevi un po' voi calibrando zucchero e aceto secondo i vostri gusti). Quando poi l'aceto si sarà ridotto a circa la metà, aggiungete i capperi e la carne tagliata a fette oppure semplicemente disfatta in sfilacci di media grandezza. Continuate la cottura fin quando l'olio, l'aceto e lo zucchero non avranno raggiunto la consistenza di uno sciroppo, quindi  spegnete il fuoco, assaggiate e decidete se volete mangiarla calda o preferite aspettare che si sia raffreddata.


Io ancora non l'ho capito.

21 commenti:

  1. Oh che bello! Io letteralmente adoro l'agrodolce! Adesso mi tocca fare un brodo per poi riciclare la spalla :)
    Baciuz!

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  2. Hiiiiiii quante cose ho da dire:
    -leggevo, e mi sembrava di sentirti raccontare con accenti e sorrisi e risa comuni, e mi è piaciuto un saccherrimo
    -pettola, mi fa morire (oltre che non aver ben capito quale parte sia), e mi ricorda il defilippiano 'si chiama da parte e si dice shcusate, ma voi tenete la pettola di fuori'
    -amo nonna Titta, tutta
    -caldo, toda la vita
    -condivido odio e sciopero dalle faccende domestiche
    -voglio venire a colazione pranzo merendina cena e dopocena lì. Arriverovvi vitelotta munita, s'intende.

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  3. "A prima mattina, uomini e spazzatura fuori di casa" Sante parole.
    Mamma preparava la carne del brodo allo stesso modo (tranne zucchero e aceto).

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  4. ahimé io vivo solo e devo solo condividere con la donna delle pulizie, ma anche per me sarebbe una bella lotta ne sono sicuro :)
    mi piace la risposta del nonno al 'da dove vieni?' eh eh eh, ma il Titta pensiero è una pietra miliare della filosofia "casalinga"
    proverò la picchipacchia calda, ha un profumo di casa
    buona settimana

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  5. grande nonna Titta.....perle di saggezza.....ma anche la nonna Elisa per me è fonte di ispirazione....

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  6. Picchipacchia tiepida ieri sera, ero avvantaggiata lo ammetto, ma che bontà!
    Umbi è rientrato a mezzanotte e si è fatto fuori due fondine di Parmentier e un piatto di picchipacchia . Ha dormito benissimo.

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  7. in quale vita riuscirò a provare tutte le tue ricette? non so... ma le tengo da parte e prima o poi ci riuscirò.
    questa mi sembra veramente interessante. ADORO LE CIPOLLE!!!!

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  8. Ma dalla prossima... noi tutti, continueremo a leggere 'sti post con cadenza umana o per il disumano lavoro ne saremo orfani?
    Ps: in casa depistare e negare sempre... l'evidenza che si fa opinione... il certo che si approssima al dubbio...
    Ginuzz

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  9. la risposta serafica di tuo nonno potrebbe essere una tipica risposta del mio di consorte....

    serena

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  10. Che bello leggerti.......

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  11. Anche io mango la carne del brodo all'insalata, cioè sfilacciata con olio a crudo, aceto balsamico, pomodorino e rughetta se ne ho.
    Adesso, causa controllo colesterolo, acquisto "muscolo", se ricordo bene quello alto, cioè meno grasso. Saporito uguale e sfilaccioso uguale.
    Lettura sempre gradevole
    Massimo(lecitina...)

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  12. @Daniela: quando fai il brodo invitami, così assaggio la tua versione :-)
    @Reb: Ti aspetto :-) Ah, a proposito di pettola, la Titta diceva sempre che una signora non poteva stare "in pettola" (vale a dire in camicia da notte) oltre le nove del mattino. Da quell'ora in poi, se stavi in pettola, o eri malata o eri una donna di malaffare.
    @Maurizio: santissime!
    @Gio: nonostante il mio amore per la Titta, la risposta del bisnonno piace molto anche a me :-).
    @Carla: confermo. Le mie nonne e bisnonne e perfino trisavole, sono state fonte di grandissimi insegnamenti e ispirazioni :-)
    @Circe: Non sai quanta soddisfazione mi dà sapere che prepari le mie ricette :-)
    @Firpo: Lo so che adori le cipolle. Ancora mi ricordo quando, dopo la festa del consorte, volevi portarti a casa la soupe d'oignon con tutto il pentolino ;-)
    @Ginuzz: Non temere, per i post c'è la notte, ci sono i weekend... Tu continua a depistare :-)
    @Serena: e che non lo so? Il tuo consorte è un altro capolavoro di imperturbabilità (quel tipo di imperturbabilità che, più di ogni altra cosa, turba le consorti)
    @Anonimo: Che bello che mi leggi! Ma chi sei?
    @Massimo: Sì, il muscolo è in assoluto la parte meno grassa e più proteica, ma ugualmente buonissima. Anche per me leggere i tuoi commenti è sempre gradevole :-)

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  13. Tu sei una scrittrice nata! Ci hai fatto amare la nonna Titta e persino quello scellerato di suo marito, con quell'aria così esotica. Oltre alla ricetta, ça va sans dire...

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  14. Valentina Linda Floria10 novembre 2011 alle ore 20:02

    Che bel personaggio questa nonna Titta!
    Anch'io ho avuto una Bis mitologica... Costretta a fuggire dall'Egitto durante la rivoluzione di fine Ottocento,Nonna Linda (a cui devo il mio secondo nome) poco più che bambina e già abilissima nel cucire, prima di imbarcarsi pensò bene di portare con sé tutti i risparmi di casa nascondendoli astutamente nell'orlo della sua gonnellona e garantendo così la sopravvivenza dell'intera famiglia....Che storie e che donne!!

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  15. Ti scopro per caso e ho sorriso e poi riso durante la lettura di questo post. Finisci diretta nei miei preferiti! :-)

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  16. @Nero di Seppia: Grazie, mi fa davvero piacere che tu abbia gradito :-)
    @Valentina Linda Floria: (Che bel nome che hai. E poi Floria, come Floria Tosca) Questa bisnonna Linda nella mia mente si ammanta già del mito dell'eroina epica!
    @Roberta: Ne sono lietissima, grazie!

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  17. Valentina Linda Floria12 novembre 2011 alle ore 19:02

    Infatti è proprio alla Tosca che pensava il mio bisnonno (eccentrico baritono e altro gran bel personaggio!)quando mise il nome a sua figlia, mia nonna paterna,da me ereditato in terza posizione. Ma questa è un'altra storia....
    Grazie per avermi dato l'occasione di accennare ai miei avi...non mi capita mai di farlo! :-) Il tuo blog istiga a condotte inusitate...

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  18. le tue ricette sono sempre divertentissime, e questo tipo di carne molto cotta, con salsine calde o fredde, è l'unico tipo di carne che mi piace. bravissima.

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  19. La tua bisnonna sembra uscita da un libro dell'Allende ed io l'adoro come adoro le storie che parlano del nostro patrimonio genetico. Il tuo blog e' assolutamente imperdibile, ti metto subito sulla mia blog roll per tenerti d'occhio perché ho appena avuto un colpo di fulmine. A volte succede! Un Abbraccio, Pat

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  20. Colpo di fulmine anche per me! sei una simpaticissima boccata di aria fresca! adoro le storie gastro-familiari...

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  21. @Valentina Linda Floria: sono ben felice che il mio blog produca questi effetti! :-)
    @Melting Pot: grazie cara. :-)
    @Patty e Breakfast at lizzy's: i vostri complimenti mi fanno diventare paonazza! Un abbraccio forte anche a voi.

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