giovedì 20 settembre 2012

Una nonna hollywoodiana



Faccio fatica a pensare che Carla Cletimeni sia stata mia nonna. Faccio fatica anche a pensare che sia stata la mamma di mio padre, perché lei - la nonna Carla - è stata soprattutto una donna. Anzi, la donna.

Si era sposata giovanissima, credo appena diciannovenne, e nella foto che la ritrae con mio nonno all'uscita della chiesa aveva i boccoli biondi e lo sguardo ingenuo e un po' stupito di una ragazzina che indossa per la prima volta abiti da donna. Ma quegli abiti evidentemente le piacquero non poco, perché qualche mese dopo era già diventata una dark lady capace di sedurre un uomo semplicemente chiedendogli di accenderle una sigaretta.

Nonna Carla era una donna simpatica e assetata di vita, che non si arrendeva davanti a nulla. Bruciò tutte le tappe: si sposò, mise al mondo due figli e si separò ancor prima di diventare maggiorenne. Si trovò un amante, poi un altro e poi un altro ancora mentre, parallelamente, portava avanti con grande successo la carriera di imprenditrice.

Andava in giro con due levrieri afgani, indossava sempre i guanti, amava i diamanti e fumava le sigarette con un lungo bocchino. Aveva un guardaroba da diva, una voce alla Marlene Dietrich e capelli biondo cenere che facevano pensare a Lauren Bacall, ma nella borsa, oltre alla cipria e al rossetto rosso, aveva sempre un romanzo e gli occhiali da lettura. 

Capitava a casa agli orari più impensati, sempre affamata e sempre di corsa. Divorava, con modi a dire il vero molto poco signorili, quantità inumane di cibo mentre con tono frivolo mi dispensava i suoi consigli di bellezza: "Tesoro, le gonne a campana sono passate di moda da almeno vent'anni. Strizza quel bel mandolino in un paio di jeans e vedrai quanti corteggiatori!". Avrei dovuto darle retta perché il mio mandolino si trasformò ben presto in un culone, ma capirete, a dodici anni l'ultima cosa che volevo era essere corteggiata!

Quando finalmente nel '74 ci fu il referendum sul divorzio, dopo più di trent'anni decise di mettere fine legalmente al matrimonio con mio nonno ma lui, dispettoso e cocciuto come pochi, pretese invece di avere l'annullamento, visto che l'aveva sposata minorenne e che quindi i presupposti c'erano.

Affrontare la trafila della Sacra Rota fu umiliante e doloroso, e per riprendersi dal trauma la nonna decise che forse era arrivato il momento di rimettere ordine nella propria vita. Lo fece, come sempre precorrendo i tempi, sposando in municipio, con una cerimonia semplice e discreta, un uomo che aveva quasi vent'anni meno di lei, anche se era talmente posato da sembrare a tutti l'anziano della coppia.

Se per certi versi il matrimonio le diede stabilità e sicurezza, per certi altri la fece sentire molto più fragile. Per lei che era stata una donna bellissima, confrontarsi con gli amici del marito e soprattutto con le loro mogli, tutte molto più giovani, divenne di colpo faticoso. Così, concedendosi l'ennesimo vezzo da star hollywoodiana, cominciò a togliersi gli anni. 

Iniziò col sostenere di essersi sposata a 18 anni, che poi scesero a 17, 16 e infine a 15. Quando capì di non poter retrodatare ulteriormente il proprio matrimonio, cominciò a diminuire le età dei figli. Proprio come accadeva al barone Lamberto, mio padre diventava di secondo in secondo più giovane e anche il suo matrimonio era avvenuto sempre prima. Poi, quando anche mio padre raggiunse l'età minima consentita dal buonsenso, la nonna cominciò a far ringiovanire me e mio fratello che, sebbene quasi ventenni, nei suoi racconti venivamo dipinti come lattanti. 

Se all'inizio le sue bugie risultavano credibili, con gli anni lo erano sempre meno. Lei però non si perse d'animo e, per rendere la sua età inconfutabile, denunciò lo smarrimento della patente ottenendone una nuova, per poi contraffare la vecchia - che non aveva affatto smarrito - modificandone la data di nascita con un'abilità da falsaria esperta che nessuno di noi avrebbe mai sospettato.

Nel 1990 la nonna Carla arricchì quella grande sceneggiatura che era stata la sua vita con un colpo di scena che rasentò il virtuosismo: venne a casa e ci annunciò che si sarebbe sposata di nuovo, sempre con suo marito, ma questa volta in chiesa, per festeggiare i 25 anni dell'unione civile. 

Se un quarto di secolo prima avevano fatto le cose in sordina, questa volta invece si sarebbero smodati. Lei si sarebbe sposata in avorio, con un tocco di fucsia giusto per non risultare ridicola, avrebbero dato un grande ricevimento e poi sarebbero andati in crociera. E io sarei stata la sua testimone.

Per rimettere in sesto le mie sinapsi dopo quel cortocircuito emotivo ci volle una settimana al termine della quale sopravvennero però nuove preoccupazioni. Come dovevo vestirmi per la cerimonia? Camicetta bianca, gonna a pieghe, calzettoni e un fiocco nei capelli? Scamiciatina scozzese con dolcevita in filanca e mocassini college? Insomma, come potevo far sì che l'opulenta ventenne che ormai ero diventata sembrasse una bimbetta delle elementari?

Alla fine scelsi un vestitino a fiori e un paio di ballerine, mi legai i capelli con una mezza coda ed evitai accuratamente qualsiasi tipo di cosmetico. Sorprendentemente - se si esclude una clamorosa gaffe del prete che chiese a mia nonna se fosse vedova e quando lei negò giunse all'avventata conclusione che mio padre fosse figlio illegittimo, facendolo diventare pazzo per la rabbia - in chiesa andò tutto bene. 

Fu quando arrivammo al Grand Hotel Parker's - appena riaperto dopo il restauro - per il ricevimento e scoprii che avremmo preso tutti posto attorno a un tavolo imperiale, che venni presa dal panico. 

Nonostante avessi cercato di sedermi accanto a mamma e papà, venni subito attorniata dalle amiche della nonna che mi costrinsero a sedere con loro, subissandomi di domande sempre più pressanti. Io cincischiavo, mi mantenevo sul vago, mangiavo a ripetizione per avere sempre la bocca piena ed evitare di parlare, ma per quanti espedienti trovassi, alla fine la domanda che più temevo arrivò lo stesso: "Cara, ma quanti anni hai?"

Deglutii imbarazzata poi, non sapendo cosa fare, mi voltai verso la nonna e le girai la domanda: "Nonna, ma io quanti anni ho?" e lei: "Mai troppo pochi, tesoro. Mai troppo pochi!"


Tutto questo mi è tornato in mente quando, una decina di giorni fa, sono stata proprio al Grand Hotel Parker's per partecipare alla cena di gala in occasione della pubblicazione del libro "Cento anni di pasta", edito da Malvarosa Edizioni, in cui si rende omaggio al Pastificio Di Martino, che festeggia appunto il primo secolo di attività.

Il libro, che come tutti i volumi pubblicati da Malvarosa ha un'impostazione grafica curatissima e controtendenza, ripercorre, oltre alla storia della famiglia Di Martino e della sua totale dedizione all'arte del fare la pasta, - avvincente come un romanzo - la storia del costume degli ultimi cent'anni attraverso una serie di tappe significative che hanno cambiato le nostre abitudini, alla cui luce quella di mangiare la pasta rimane l'unica costante.

Nel libro compaiono, suddivise sacrosantamente per stagione, cento meravigliose ricette di pasta a volte tradizionali e a volta innovative che, vi assicuro, fanno venire voglia di mettersi immediatamente ai fornelli tanto sono accattivanti.

Nell'attesa di sperimentarne qualcuna da condividere con voi, ho preparato un'altra ricetta che nel libro manca ma che, essendo fra le preferite di nonna Carla, mi è sembrata perfetta per ricordarla.


FRITTATA DI SCAMMARO
per 4 persone

300 g di spaghetti
4 o 5 cucchiai di olio EVO
100 g di olive di Gaeta
un pugnetto di capperi (i miei sono sempre quelli che il consorte mi porta da Stromboli)
un pugnetto di uva passa
un pugnetto di pinoli
2 acciughe sotto sale
1 spicchio d'aglio

Per i non napoletani, ma forse anche per qualcuno di loro, vado subito a spiegare cos'è la misteriosa frittata di scammaro. Lo scammaro non è un ingrediente e non è neanche un metodo di cottura, semplicemente - in napoletano antico - lo scammaro è il mangiare di magro, quello che, per capirci, si adottava in quaresima.

In questa frittata di pasta quindi non compaiono né uova né salumi, e il modo in cui gli spaghetti si saldano l'un l'altro in me, ancora oggi, sortisce la stessa meraviglia di quando ero bambina.

Si procede così: mentre si mette a bollire l'acqua nella quale si cuocerà la pasta, si versa l'olio in un pentolino e vi si fa rosolare l'aglio. Prima che si colori troppo si aggiungono le acciughe e quando queste si saranno disciolte, le olive denocciolate e i capperi ben lavati. Si fa rosolare il tutto per un paio di minuti, quindi si spegne e si aggiungono uva passa e pinoli.


Si lessano poi gli spaghetti al dente, si scolano e - qui sta il trucco perché la frittata riesca - si rimettono nella pentola e si mescolano energicamente per qualche minuto, in modo che l'amido in essi contenuto li leghi l'un l'altro. A questo punto si condiscono con l'intingolo di olive, capperi, uva passa e pinoli e si assaggiano - mi raccomando, è fondamentale! - per verificarne la sapidità prima di aggiungere eventualmente altro sale (olive e capperi possono essere traditori).

Si continua poi ungendo appena una padella il cui fondo misuri sui 22 centimetri e, una volta che sarà ben calda, ci si versano gli spaghetti conditi.


Si cuoce a fuoco vivace per 5 minuti in modo da far sì che si formi una bella crosticina, poi si abbassa la fiamma al minimo e si continua la cottura per altri dieci minuti allo scadere dei quali, aiutandosi con un piatto, si gira la frittata e si ripete lo stesso procedimento di cottura fatto in precedenza. Si asciuga poi la frittata su della carta assorbente e si mangia subito, quando è ancora croccante. 
Molto meglio se con le mani.

 


31 commenti:

  1. tua nonna è stupenda, sembra un fermo immagine di un film di Pabst...

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    1. Davvero? Io più che espressione della Neue Sachlichkeit la vedo come dark lady in un hard boiled. Te la immagini come protagonista de La fiamma del peccato al posto di Barbara Stanwyck? Sarebbe stata una grande Phyllis Dietrichson.

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  2. delizioso post da gustare nella pausa pranzo.

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  3. ma che storia delirante! ma è vera!? :) vita ricca tua nonna, adorabile!

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    1. Ciao Serena, come sempre le storie che racconto sono verissime, casomai sono un po' edulcorate - come il resoconto del mio matrimonio con il consorte che, come si evince dai commenti lasciati dalle mie amiche che alle nozze c'erano, fu molto più catastrofico di quanto racconto nel post (se ti interessa puoi leggerlo qui http://gastronomicavolante.blogspot.it/2012/05/viva-gli-sposi.html) - proprio perché se no corrono il rischio di sembrare frutto di una sfrenata fantasia. Mia nonna era adorabile, è vero.

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  4. Che nonna!! Sei una brava scrittrice ma anche una brava oratrice, ero già rimasta ammaliata dal racconto orale di questo fantastico personaggio.
    Grazie!! Anche per la ricetta io da napoletana non conoscevo lo scammaro :(

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    1. Teresa, bisogna rimediare al più presto! Magari quando ci vediamo per quel nostro progetto la preparo e organizziamo un picnic con sessione fotografica. :-)

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  5. mia cara...
    lei dovrebbe scrivere per cinema e tv ;)
    ...

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  6. bellissimo racconto e grazie di non avermi fatto aspettare tanto per rileggerti!

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    1. Credo che tu avresti adorato nonna Carla. E lei avrebbe adorato te, che sei così Divina.

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  7. che meraviglia di racconto..
    e che meravigliosa ricetta, geniale nella sua semplicità.

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    1. Grazie! Le ricette napoletane della tradizione sono spesso dei capolavori d'ingegno, proprio perché fatte con nulla, ma poi per eseguirle ci vuole una certa dimestichezza. Effettivamente se gli spaghetti non si mescolano con energia prima di condirli la frittata non viene, c'è poco da fare. :-)

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  8. fantastica come sempre
    e poi proprio questa estate si parlava (a vanvera) dello scammaro. ora LA VERITA'

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    1. Che responsabilità essere la detentrice del verbo! :-)

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  9. complimenti il racconto e' bellissimo e tua nonna un mito! mentre leggevo pensavo alla ricetta che ci avresti allegato.
    e la frittata di scammaro e' ricetta indicatissima per questo racconto. si faceva quasi 1 volta alla settimana a casa mia e mangiata rigorsamente con le mani e che libidine fredda il giorno dopo! E' da un po' di tempo che non la mangiamo +? ma perche'?? che e' successo?? ora dico a mai madre di farmela al + presto!!!
    grazie a te, baci!!
    anna chiara

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    1. Ho pensato anch'io che questa ricetta fosse perfetta, per due motivi. Prima di tutto alla nonna piaceva da morire, e poi rende bene il suo spirito che conciliava - smussandone magicamente i contrasti - lo chic folle al piacere ruspante della tavola. Da una donna abbigliata a quel modo e con quel portamento ci si sarebbe aspettati qualche morsetto svogliato a un blinis con panna acida e salmone, ma lei invece era capace di mangiare anche nove arancini di riso, consevando comunque un po' di posto per il dolce.
      Ma lo sai che comunque lo scammaro era uscito di mente anche a me? Pensa che, nonostante i quasi 12 anni di vita insieme, al consorte non l'avevo mai preparato. Baci

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  10. Senti, non è che mi organizzi un incontro con la tua nonna? Anzi, si potrebbe invitarla nelle scuole ad insegnare un po' alle adolescenti come si vive. Complimenti, come un salmone sempre controcorrente.
    Bellissimo racconto e ricetta da replicare con un bel bicchiere di vino brindando a quella splendida signora! :-)

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  11. Roberta, purtroppo nonna Carla è morta di cancro nel 1994. Fino all'ultimo ha indossato gli orecchini di diamanti, il rossetto e una vestaglia di un turchese appena meno brillante di quello dei suoi occhi.

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  12. Essendo una grande fan della frittata di pasta credo che convincerò i miei ha fare la ricetta al più presto!!!!
    P.S. nonna Carla è un mito!!
    tua signorina bobobò

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    1. Signorina Bobobò, tieniti pronta che giovedì vengo a prenderti a scuola e ti porto a fare una cosa bellissima. Capirai, aspiro a essere un mito anch'io! ;-)

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  13. finalmente ridai dignità a questa ricetta. i miei la fanno regolarmente, perchè appunto la faceva mia nonna, solo non so perchè da noi diventa femminile, 'scamera'. sono contenta che hai precisato l'etimo, era necessario.

    sulla nonna non aggiungo commenti perchè il tuo racconto già la rende divissima!

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    1. Già lo sapevo, ma adesso che l'ho pubblicata mi rendo ancora più conto che lo scammaro è una ricetta ammantata di un'aura mitica. Si faceva a casa di tutti i napoletani ma ormai non si prepara quasi più. Si configura come ricetta della memoria per eccellenza, e ha ormai assunto fama di preparazione complicatissima, dalla riuscita incerta. In realtà non è così, le regole per prepararla bene sono semplici e le ho elencate tutte, perciò mi aspetto un ritorno in auge dello scammaro... anche se invece a casa tua non avete mai smesso di mangiarlo.
      Un bacio

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  14. Racconto fantastico, come sempre! Io, dall'alto dei miei otto anni di vita trascorsi a Napoli, conoscevo solo la versione easy della frittata di maccheroni come piatto di recupero della pasta avanzata. Ma questo scammaro è un'altra cosa!

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    1. Grazie Clara! Io credo che si potrebbe scrivere un intero volume di ricette sulle frittate di maccheroni. Una delle mie preferite è quella di pasta e piselli (rigorosamente avanzata), ma anche la tipica frittata di spaghetti al pomodoro - quella che mia nonna chiama "la frittata del mare", perché era il classico pasto preparato per le gite e Lucrino - ha un suo grandissimo perché. Convengo però che lo scammaro è un'altra cosa, provare per credere! Baci

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  15. bisognerebbe che tu scrivessi una sceneggiatura sulla vita della nonna! dico sul serio
    la frittata di scammaro è una semplice delizia :P
    buona settimana

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    1. Bentornato Gio! In tanti anni di lavoro ho attinto spesso alle vicende familiari che si rivelano sempre una grandissima risorsa, ma hai ragione, la nonna merita una sceneggiatura tutta sua.

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  16. http://mastikaemastica.blogspot.it/2012/09/di-premi-e-blog-che-mi-piacciono.html

    ti ho citata tra i miei blog versatili preferiti

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  17. Ma grazie! Soprattutto per il versatile :-)

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  18. la frittata "aulive e chiapparielli"!!!che bontà.sono anni che non me ne preparo una, quasi quasi...
    e comunque: la nonna mi ha fatto scompisciare dalle risate! (si può dire?)

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  19. Da quando ho scoperto il tuo blog pochi giorni fa, ogni tanto passo di qui e leggo un post: sono davvero bellissimi. I tuoi racconti prima di ogni ricetta mi tengono incollata allo schermo fino all'ultima riga! Li leggerò pian piano tutti. Ancora complimenti!
    Silvia

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