martedì 29 maggio 2012

Shopping!


Come immagino sia accaduto a molte altre esponenti dell'invisa categoria grandi obese, ho avuto fin dall'adolescenza un rapporto estremamente conflittuale con lo shopping.

Mentre le mie coetanee progettavano sabati pomeriggio passati in giro per negozi a cercare l'abito che avrebbero indossato per il loro diciottesimo compleanno, io me ne tenevo prudentemente alla larga sapendo che in quelle boutique avrei potuto comprare al massimo una sciarpa, e solo dopo essere stata squadrata con riprovazione dalle commesse.

Quando avevo 15 o 16 anni c'erano solo tre negozi che frequentavo con disinvoltura e autentico piacere: la libreria Marotta (che ormai non c'è più), Magico Oriente (dove però mi limitavo a comprare orecchini e bracciali, visto che gli anelli mi andavano tuttalpiù al mignolo e le collane su di me sembravano collari a strangolo) e don Mario il saponaro, che occupava ben tre dei quattro locali su strada del mio palazzo. 

Inutile dilungarsi su Marotta e Magico Oriente perché una libreria, per quanto amatissima, è pur sempre una libreria, e di negozi di gioielli etnici chissà quanti ne avrete visti. Tutt'altra storia invece per la puteca di don Mario.

Tanto per cominciare don Mario - altresì noto come meza mascella - era un guappo, e a metà degli anni '80 era l'ultimo esponente di una specie ormai estinta. Che fosse estate o inverno, lui vestiva di color crema dalle scarpe al cappello, e passava le sue giornate seduto su una poltrona nella penombra della parte più interna del negozio, fumando sigarette senza filtro con l'ausilio di un tozzo bocchino, anch'esso color crema.

A gestire gli affari per lui c'era il giovine del negozio, Antonio, che per la verità del giovane di bottega aveva il titolo, ma non certo l'età né tantomeno l'aspetto. Antonio aveva una faccia da roditore, ma simpatica, e la pelle ispessita da decenni di sole. Doveva aver avuto un passato da uomo di mare, perché c'era un che del pescatore in lui e il suo abbigliamento prevedeva solo due varianti: pantaloni neri e maglietta blu scollo a v d'estate, e pantaloni neri e maglione blu scollo a v d'inverno. 

Non credo abbia mai posseduto un cappotto, e se invece lo possedeva allora di sicuro lo indossava di nascosto, nel segreto del suo appartamento.

Naturalmente i tre locali del negozio erano uno più incredibile dell'altro. In tutti e tre c'era quell'odore secco della polvere e giusto un vago sentore di cera per mobili, ma così diafano e sfuggente da farti pensare a un'allucinazione olfattiva. Nulla era particolarmente prezioso, ma ogni cosa per me era particolarmente appetibile: bottiglie, bicchieri, pentole, piccoli mobili, cornici, macchine per cucire, chiavi, sedie, lumi.

La mia tecnica d'acquisto era una sola: la denigrazione. Facevo dei blitz esplorativi nel primissimo pomeriggio, mentre don Mario dormiva. Al riparo dal suo sguardo sornione, scrutavo i ripiani fino a individuare l'oggetto del desiderio quindi, pienamente soddisfatta, mi dileguavo silenziosamente.

Il giorno dopo, quando tornando da scuola passavo davanti al negozio, gettavo un'occhiata fintamente casuale all'interno per poi chiedere con noncuranza il prezzo dell'articolo puntato il giorno precedente. Don Mario la prendeva alla larga, cominciava a raccontarmi dove l'aveva trovato, a quale epoca apparteneva, quanto fosse raro. Lo lasciavo parlare poi, quando finalmente arrivava a dirmi il prezzo, io - a prescindere da quale fosse la cifra - sentenziavo che era troppo alto e che nessuno gli avrebbe mai dato tanto per quella schifezza.

Il fatto che io non mi degnassi neanche di fare una controfferta mandava don Mario fuori dai gangheri e allora vendermi quel tale oggetto diventava per lui un punto d'onore. Abbassava ogni giorno il prezzo di qualche migliaia di lire, proponeva di aggiungere altri articoli in omaggio, di farmi pagare a un tanto alla settimana, ma io continuavo a resistere.

Quando proprio non sapeva più cosa inventarsi, si appostava sulla soglia del negozio aspettando che mia nonna passasse lì davanti. Allora la salutava levandosi il cappello in segno di rispetto, quindi - quasi volesse intercedere in mio favore - le indicava l'oggetto del mio desiderio suggerendole implicitamente l'acquisto: "Signora baronessa... 'a piccerella smania pe' ll'ave'!"

Senza saperlo, era proprio la nonna a dargli il colpo di grazia. Lungi dall'assecondarlo, con il suo solito piglio autoritario proibiva al poveretto di effettuare la vendita (diceva proprio così: "don Mario, io vi proibisco di vendere questa fetenzia a mia nipote!") e minacciava di fargli chiudere il negozio, la cui presenza a suo dire costituiva un'onta per un palazzo tanto rispettabile.

Poche ore dopo, inevitabilmente, don Mario mi faceva convocare nella puteca da Antonio e lì, sprofondato in poltrona, negoziava la resa: "Piccere', io quella cosa che ti volevi comprare te la regalo... ma mi raccomando, nun dicere nient' 'a nonneta!"

Ho sempre avuto il sospetto che in fondo gli piacesse da morire tutto quel teatrino.

La macchinetta del caffè che compare all'inizio di questo post è l'ultimo regalo che ho ricevuto da don Mario. Gli anni sono passati, la puteca ha chiuso e don Mario e Antonio ormai non ci sono più.

Per parecchio tempo ho pensato che non avrei mai più ritrovato quel piacere di osservare la merce senza essere a mia volta osservata, di prendermi tutto il tempo che volevo per ponderare i miei acquisti... poi ho scoperto l'e-commerce.

Per quanto detesto andare in giro per negozi, tanto adoro curiosare in rete, scovare l'affare, trovare nuovi siti dove fare compere mentre mi tacito la coscienza ripetendomi che dopo aver tanto tribolato, ho diritto di togliermi finalmente qualche sfizio anch'io.

All'inizio a conquistarmi è stata la scoperta che se nel mondo reale avevo una probabilità di trovare vestiti della mia taglia pari allo zero assoluto, in rete la cosa non solo era fattibile, ma addirittura facile. Poi sono stata ammaliata dalla possibilità di comprare cose che avevo sempre desiderato ma che a Napoli erano rarissime: vecchie posate scompagnate in sheffield, la scrivania a rullo, libri fuori catalogo. Infine è on line che ho imparato a cercare accessori per la mia cucina (ho comprato il tritacarne per il Kitchen Aid di mamma da un tipo che gestiva un negozio in Giamaica e che me l'ha venduto a un prezzo stracciato) o ingredienti altrimenti irreperibili.

L'ultimo sito di cui mi sono infatuata è Degustaci, gestito da un manipolo di strenue esploratici che, girando in lungo e in largo la Campania, hanno selezionato il meglio di ciò che la mia regione produce (e si tratta di prodotti certificati: IGP, IGT, DOC, DOP, DOCG). Benché io sia campana, molti dei prodotti in vendita non li avevo mai neanche sentiti nominare, così, un po' perché sono curiosa, un po' perché mi sono fatta prendere la mano, ne ho ordinati ben 4.


Chiaramente se io ho gioito all'arrivo del corriere, il consorte era invece molto perplesso e continuava a domandarsi (e domandarmi) che diavolo ci avrei fatto con quella roba (!). Così, giusto per zittirlo, mi sono subito messa ai fornelli...


POLLO CON LE PESCHIOLE
per 4 persone

1 petto di pollo
200 g di peschiole
2 spicchi d'aglio
5 foglie di salvia
4 cucchiai d'olio EVO
5 cl di aceto di vino bianco
sale
farina bianca qb

Immagino che alcuni di voi si stiano chiedendo cosa siano le peschiole (io me lo sono chiesta), perciò vado a illustrare.

Le peschiole sono una specialità di Vairano Patenora, ameno comune in provincia di Caserta da cui in genere passo per andare a Roccaraso, fermandomi talvolta a mangiare all'ottimo Vairo del Volturno. Le peschiole sono - come in effetti si evince dal nome - delle piccole pesche (più precisamente noci pesche) che vengono colte dall'albero quando misurano un paio di centimetri e al loro interno non si è ancora formato il nòcciolo. Le peschiole vengono bollite in acqua e aceto, aromatizzate con spezie e poi conservate sotto vetro. La grandezza e il colore ricordano quello delle olive verdi, ma quando le si morde risultano invece incredibilmente croccanti e il sapore, se in un primo momento richiama alla mente i cetriolini sottaceto, ha una nota finale dolce e fruttata che spiazza piacevolmente.

Adesso che vi ho edotti, vi spiego come le ho usate. Ho lavato il petto di pollo, l'ho asciugato e l'ho ridotto in tocchetti che poi ho infarinato appena. Intanto ho fatto rosolare gli spicchi d'aglio in una padella ampia e, quando sono imbionditi, vi ho aggiunto il pollo che ho fatto dorare in maniera omogenea. A questo punto ho unito la salvia, le peschiole tagliate in sei spicchi, il sale, l'aceto e altrettanta acqua tiepida. Ho lasciato cuocere a fiamma bassa fin quando non si è formata una cremina lucida e ho servito immediatamente.

Et voilà, il consorte è rimasto senza parole!


PS: Volete sapere cos'ho preparato con gli altri tre prodotti che ho comprato? A partire da domani troverete le ricette sulla pagina facebook del blog.

16 commenti:

  1. Un racconto davvero affascinante!!! :)

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    1. Affascinante davvero era il negozio di don Mario a cui io, ahimé, non ho affatto reso giustizia :-)

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    2. A Napoli, al Corso Vittorio Emanuele 121.

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    3. Don Mario era mio Nonno. Hai scritto pura Verità

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  2. Bhe, inutile continuarti a dire che i tuoi racconti potrebbero essere stampati e venduti con grande successo di pubblico perchè sei davvero brava nel comunicare. Per quanto riguarda lo shopping, io ODIO acquistare vestiti e accessori. Mi sembra una perdita di tempo e vorrei fare come Einstein e avere un armadio pieno di vestiti tutti uguali; invidio la divisa. Invece perde ore e ore nelle librerie e negli e-shop che mi incuriosiscono assai. Peschiole? Interessanti e curiose! un abbraccio

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    1. Va be', tu continua a dirmelo che a sentirlo fa sempre piacere :-). Riguardo allo shopping, sempre per citare Einstein, tutto è relativo. Io che per anni ho comprato in serie qualunque cosa mi entrasse solo perché mi entrava, finendo con l'essere vestita sempre allo stesso modo, adesso mi diverto da morire a comprare vestitini anni '60 e scarpe col plateau. Ma le librerie rimangono i miei negozi preferiti. Le peschiole te le consiglio caldamente, anche solo da sgranocchiare con un Martini.

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  3. Bella macchinetta, è fusa in un pezzo solo? Il color crema del guappo è la morte sua.

    Mi sa che ci vuole una nota esplicativa sulla figura del "saponaro" per i non partenopei :)

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    1. La macchinetta è una meraviglia d'ingegno. Il corpo è in effetti un pezzo unico. Il pomello del coperchio è poi in realtà una vite in bachelite che, quando viene svitata, libera completamente il coperchio stesso e permette di rimuovere dall'interno filtro e cannello, che sono fissati fra loro, ma anche alla macchinetta, con un meccanismo a incastro. Non so se mi sono spiegata; magari adesso la smonto, la fotografo e la pubblico su facebook.
      Considerando le tue ultime debolezze in fatto di look, sapevo che la mise di don Mario ti avrebbe conquistato, e per quanto riguarda il saponaro, ho rimediato inserendo un link (avevi ragione, necessitava una spiegazione)

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    2. E' ancora funzionante? Guarda un po' qua:

      http://www.tuttoantiquariato.com/vecchia_caffettiera_caffexpress_acciaio_bachelite_caff08.htm

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    3. È lei! Ti confesso che non ho mai provato a farci il caffè, ma adesso quasi quasi tento.
      100 euro... se lo sapesse don Mario!

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    4. Sono quasi 200.000 lire. Dal saponaro al vintage...

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  4. Sì sì, vogliamo il libro!! Nel quale poi potrai rendere giustizia al negozio di don Mario con maggiore agio! Adoro questo racconto e rimpiango don Mario et similia, sebbene lo abbia sempre visto passando e forse ci sono entrata qualche volta con la mia amica del Corso, ma ho ricordi confusi. Anche a me piace la sua mise panna, il roditore e naturalmente la macchinetta!! Un premio di onorata carriera a due va a tua nonna e al suo colpo di grazia :) già me la vedo la baronessa che parla di "fetenzie" e minaccia la chiusura dle negozio mettendo KO il povero guappo di un tempo!! :)

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  5. Mi aggiungo anch'io: LIBRO LIBRO LIBRO!!!! Mentre leggevo mi sentivo quasi parte della scena, riuscivo a immaginare tutto nei minimi dettagli, come se ci fossi stata anch'io.. bello! Per piacere, continua a deliziarci con i tuoi racconti... :-)

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