venerdì 30 marzo 2012

Tutti in cabina


Quando i genitori della Signorina Bobobò chiamano, io e il consorte accorriamo. 
È una regola che non conosce eccezioni.

I motivi sono vari. 
Primo, perché i genitori della Signorina Bobobò sono i genitori della Signorina Bobobò. 
Secondo, perché i genitori della Signorina Bobobò fanno parte della mia vita da quasi trent'anni (io e il suo papà frequentavamo lo stesso liceo e io e la sua mamma eravamo compagne di studio all'università). 
Terzo, perché il papà della Signorina Bobobò è l'altra metà del binomio fatale ipocondriaca-medico e lo è, poveretto, dal giorno stesso in cui si iscrisse alla facoltà di medicina.

Benché sia nefrologo - e i reni, guarda caso, sono l'unico organo che non mi abbia mai dato problemi - è stato da me consultato per attacchi di panico, insonnia, infarti ripetuti e persistenti (uno terribilissimo mi venne a Stromboli e durò due giorni), sfoghi cutanei con morfologie varie ma sicura appartenenza al ceppo dei melanomi maligni, aneurismi, sospetto alzheimer, sospetti esantemi infantili e unghie incarnite che certamente sarebbero evolute in una cancrena talmente devastante da richiedere l'amputazione dell'arto.
E non ha mai perso la pazienza.

Va da sé che quando un uomo così ti dice che ha bisogno del tuo aiuto, la possibilità di tirarsi indietro non viene minimamente contemplata. Neanche quando l'aiuto consiste nel montare tutti i mobili della cabina armadio della casa nuova.

I suddetti mobili erano stati acquistati dai coniugi Bobobò all'Ikea, in una simpatica spedizione del sabato pomeriggio che nelle loro intenzioni doveva essere una rapida incursione, ma che io e il consorte - grandi esperti di questo tipo di imprese - sapevamo si sarebbe trasformata in una maratona sfibrante.

Riemersi a fatica da quel gorgo fagocitante verso le otto di sera - giusto in tempo per raggiungerci in un bar del centro e tracannare un negroni con cui dimenticare il pomeriggio appena trascorso - i due ci avevano avvisato che tutti i colli sarebbero stati loro consegnati il giorno dopo intorno alle 14, quindi confidavano che, convocandoci per le 15, in serata avrebbero potuto considerare chiusa la faccenda. Poveri illusi!

Il consorte aveva provato a dir loro che noi per montare il nostro armadio eravamo stati all'opera dalle otto del mattino alle otto di sera di un dieci agosto che rimarrà indelebilmente tatuato nei nostri ricordi come uno dei più caldi di sempre, ma non c'era stato niente da fare. Il signor Bobobò, con lo stesso occhio spiritato di Gene Wilder, continuava a sostenere che l'impresa poteva essere portata a termine entro i tempi da lui prefissati.

Così, armati di buone intenzioni e santa pazienza, la domenica all'ora concordata ci siamo presentati a casa Bobobò per trovarci di colpo catapultati in una succursale degli scavi di Pompei. Nonostante avessero ufficiosamente traslocato da qualche giorno, ufficialmente i poveri coniugi si erano ritrovati sommersi di scatoloni in una casa palesemente non finita in cui ogni singolo centimetro quadrato era ricoperto da una tale coltre di polvere, che per capire di che materiale fossero i pavimenti bisognava ricorrere all'intervento di un archeologo.

I poveretti erano talmente avviliti che né io né il consorte ce la siamo sentita di demoralizzarli ulteriormente con le nostre previsioni, ma sottovoce, quando eravamo certi che non ci sentissero, continuavamo a ripeterci che non ce l'avremmo mai fatta.

Innanzitutto il vano della cabina armadio era palesemente piccolo mentre i mobili che dovevano entrarci erano palesemente troppi, se a questo si aggiunge che io ho di mio un ingombro non trascurabile e che il signor Bobobò non ha notizie del suo punto vita da almeno vent'anni, ci si renderà conto di quanto fosse ardita l'impresa che eravamo in procinto di intraprendere.

Stipati nel piccolo locale deputato a contenere gli armadi, stavamo più stretti che in un autobus nell'ora di punta ed era tutto un urtarsi, pestarsi i piedi, far strusciare le varie parti dei mobili contro i muri appena imbiancati, e a me venivano in mente l'immancabile Corie e la sua ostinazione nel cercare di spacciare al povero Paul uno sgabuzzino per una camera da letto matrimoniale.

Ciliegina sulla torta, la signora Bobobò che, legittimamente esasperata dalla situazione generale, palesemente negata per il bricolage, estranea al mondo Ikea come io lo sono a quello delle top model, continuava a strepitare ordini su cosa fare (secondo la regola d'oro che chi non sa fare insegna) e a lamentarsi del fatto che non trovava più quell'aggeggino per avvitare... com'è che si chiamava? La RUCOLA!

Inutile dire che alle dieci di sera non eravamo neanche a metà dell'opera, ma in compenso a me e alla signora Bobobò era venuto il mal di schiena, il consorte si era martellato su tutte le dita della mano sinistra mentre inchiodava i fondi degli armadi, e il signor Bobobò si era incastrato un paio di volte fra l'armadio appena montato e la parete, rischiando di rimanere intrappolato nella fantomatica cabina vita natural durante.

Il giorno seguente grande happening a casa Bobobò subito dopo l'orario di lavoro dove, sebbene sfiniti, con l'ausilio di un paio di birrette siamo riusciti a ultimare il montaggio fingendo di non accorgerci che le ante erano sbilenche, i battiscopa un po' rientranti e le mensole decisamente troppo ravvicinate. Dopotutto il bello delle cabine armadio è che si può chiudere la porta e lasciarsi alle spalle tutto il casino che contengono.

Peccato che in quel caso la porta non fosse prevista.
Non credo che i signori Bobobò siano rimasti molto soddisfatti.  


TARTE SAUMON ÉPINARD
per una teglia da crostata di 23 cm di diametro

Per la pasta brisée:
250 g di farina
150 g di burro
1 uovo
1 cucchiaio di latte freddo
1 pizzico di sale

Per il ripieno:
250 g di spinaci (pesati già lessati e strizzati)
200 g di filetto di salmone
100 g di salmone affumicato
2 scalogni
1 noce di burro
1 uovo intero e 2 tuorli
200 ml di panna fresca
sale e pepe bianco



In una casa dove non si sa che fine abbia fatto il fornello, figuriamoci pentole e piatti, l'unico modo di sopravvivere è trasformare ogni pasto in un picnic, con pietanze che possano essere preparate altrove, e consumate poi anche fredde con l'unico ausilio delle mani. Questa tarte, di cui io e il consorte ci siamo innamorati dopo averne comprate due fette da un panettiere dell'Île Saint Louis, è poi talmente buona e raffinata, che ne basta un morso per dimenticare il luogo in cui ci si trova e sentirsi come d'incanto protagonisti del più sensuale dei dejeuner sur l'herbe.


Come sempre io sono dell'idea che quanto più ci si può agevolare il lavoro meglio è, perciò bando ai sensi di colpa e preparate la brisée schiaffando bellamente tutti gli ingredienti nel mixer che farete poi andare a intermittenza fino a quando non si sarà formata una massa compatta. Lavorate quindi l'impasto a mano per una trentina di secondi, avvolgetelo in un pezzo di cellophane e mettetelo a riposare in frigo per mezz'ora.

Nel frattempo preparate il ripieno tritando finemente gli scalogni e facendoli rosolare in una padella con la noce di burro. Aggiungete gli spinaci tritati al coltello, fateli saltare per un paio di minuti, aggiustateli di sale e pepe e teneteli da parte. Tagliate il filetto di salmone a cubetti di un paio di centimetri di lato e il salmone affumicato a striscioline, e in ultimo sbattete l'uovo e i tuorli con la panna e un bel pizzico di sale.

Recuperate la pasta brisée dal frigo, tagliatene i due terzi, stendeteli e rivestite lo stampo da crostata lasciando che la pasta fuoriesca dai bordi di un paio di centimetri. Disponete sul fondo della teglia i cubetti di salmone e le striscioline di salmone affumicato, ricopriteli con gli spinaci e versateci sopra le uova e la panna. Stendete la brisée rimanente in un disco di 25 centimetri di diametro con cui ricoprirete il ripieno. Sigillate infine i bordi pizzicandoli l'uno con l'altro e arrotolandoli appena su sé stessi. Cuocete in forno preriscaldato a 180° per 35/40 minuti.

Se siete a casa, mangiate la tarte quando è ancora tiepida altrimenti... godetevi il picnic!

20 commenti:

  1. La tarte ha davvero un bel bordo, ricco e plastico, mi ricorda l'impugnatura della Cornish Pasty che poi si butta via (per non rischiare l'avvelenamento da arsenico, comune nelle miniere di stagno).

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    1. Uomo dalle mille risorse e dal sapere enciclopedico, ricordo perfettamente la nostra mattinata al Borough Market di Londra dove, davanti a una vetrinetta stracolma di cornish pasty, mi raccontasti l'incredibile storia di quei fagottimi, pasto abituale dei minatori. Sappi che recentemente ne ho trovato la ricetta e quindi a breve potrai gustarli dal primo all'ultimo boccone, compresa la fragrante impugnatura a cui - immagino - i minatori rinunciavano a malincuore.

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  2. carissima benny
    ho ancora le lacrime agli occhi... mi immaggino la scena e non riesco a far a meno di ridere, ridere,ridere e ancora ridere!!! appena i miei genitori verranno a casa (nuova per l'appunto) devo far loro leggere tutto.
    baci signorina bobobò

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    1. Mmmmmmm... non so quanto i tuoi genitori saranno contenti! Mille baci a te, tesoro mio.

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  3. decisamente giorni pesanti e sopratutto polverosi...fortunatamente sono passati: la casa è ritornata tale e la fatidica cabina armadio " fa" la cabina armadio e la sottoscritta famosa, per le sue "performance" sulla lingua italiana non cercherà più di avvitare una vite con un insalata. Post decisamente spiritoso.
    la signora Bobobò

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    1. Mia cara e impavida signora Bobobò,
      spero tu abbia perdonato la mia ironia forse un po' troppo pungente (peraltro elargita a piene mani anche nei confronti di me stessa), se non vi volessi così tanto bene non mi sarei mai permessa.
      Sta di fatto che eravamo veramente una squadra di operai ridicola, più che quattro bricoleur sembravamo i fratelli Marx! Quanto alle performance sulla lingua italiana, sai bene che non potrai mai ambire al primo posto che spetta di diritto a Emma La Pratica. Una che sostiene di essere andata a Piazza San Gesù, di aver visto un film con Yves Saint Montand, di aver spento l'autoclava, di aver percorso una strada dissossata, di aver visto una mostra di gulash napoletane del '700, e di aver preparato una spelonca di melanzane fritte, non correrà mai il rischio che qualcuno le sottragga il podio.
      PS: Di' alla tua da me adorata figliola che scrive troppo bene per avere solo 11 anni. Assolderò un esorcista per liberarla dallo spirito di Marguerite Yourcenar, da cui - ne sono certa - è posseduta.

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  4. la tarte non la faro' mai (non amo il salmone) ma il post è esilarante e voglio anche io un nefrologo come amico. dimenticavo...w la signorina bobobo!

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    1. Non basta che sia nefrologo, deve avere anche una propensione al martirio e aspirare alla santità.

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  5. eh eh eh il montaggio dei mobili ikea! a volte è come comporre un puzzle, trovare i pezzi giusti è questione c... :)
    la tarte è ottima! buona domenica

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    1. Ho controllato il pdf con le istruzioni per essere certa di non ricordare male, e ho avuto la conferma che ricordavo bene: nel solo kit di montaggio delle ante erano incluse 180 (CENTOTTANTA) viti.
      Siamo stati eroici :-)
      Buona domenica anche a te, caro Gio.

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  6. Io sono cintura nera di montaggio di libreria Billy (Ikea). Interessa? :-) Come sempre post esilarante.

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    1. Ci tengo a precisare che anch'io ho una discreta esperienza. Ho cominciato ad assemblare mobili Ikea nel lontano 1994, quando mi trasferii a vivere a Torino. In questi 18 anni sono stata messa in seria difficoltà solo due volte e tutte e due per questioni di spazio. La prima volta è stata quando io e il consorte siamo stati costretti a montare il nostro letto matrimoniale nella microscopica camera da letto di Roccaraso perché se l'avessimo montato fuori (tipo in salotto o in giardino), poi non ci sarebbe stato modo di riportarlo dentro. Anche in quel caso dovemmo improvvisarci contorsionisti bulgari e avvitare, brugolare, martellare e incastrare nelle posizioni più assurde. La seconda volta è stata quella che ho raccontato nel post.
      Però io sono una fan delle librerie expedit, con Billy non mi sono mai cimentata :-)

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  7. Ikea. Portiamo ancora i segni del montaggio della infinita libreria Lack! Nonostante questo, meno male che Ikea c'è. E anche queste ricette che rinfrancano...

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  8. Nonostante questo e nonostante molto altro, sono anch'io una convinta assertrice del menomale che Ikea c'è. Non fosse altro che per i biscotti all'avena della bottega svedese :-)

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    1. Fernanda e Vincenzo7 aprile 2012 alle ore 11:08

      ........bellissimo....ma come cucino un trancio di salmone in poco tempo e che sia anche succulento? .... fa anche rima :-)
      tuoi ammiratori fe e vi.

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    2. Fe e Vi cari,
      so per certo che possedete un forno quindi siete perfettamente in grado di preparare il suddetto salmone succulento in poco tempo (che però tanto rima non fa :-)). Basta prendere i filetti di salmone, schiaffarli su un pezzetto di carta forno e sistemarli sulla leccarda nella parte piu alta del forno, subito sotto al grill. Dieci minuti di abbronzatura grillesca e sono pronti. Io e il consorte li mangiamo con riso bollito e salsa di soia, ma si accompagnano benissimo a piselli al vapore, patate... insomma, il salmone è molto versatile.

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  9. Sto ghignando di nascosto perché so di cosa parli e lo so talmente bene che mio marito ha cominciato la sua campagna di deIkeizzazione della casa da anni, ma non si rende conto che è partita persa. E siccome è riuscito a montare DA SOLO un armadio 4 stagioni in camera di mia figlia, tranne poi rendersi conto al momento cruciale di avere fissato le guide per le ante al contrario, io cerco di pronunciare quel nome il meno possibile per non disturbare can che dorme. Ma i tuoi post sono sempre meravigliosamente divertenti e spassosi che mi risollevano la giornata. Di fronte alla tua bravura di scrittrice, la torta, nonostante la sua meravigliosa farcitura, viene messa in ombra. Ti abbraccio, Pat

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    1. Patty, lo so... probabilmente se non cucinassi sarebbe lo stesso. Eppure mi piace così tanto spignattare in cucina che non riesco a rinunciarci. Quanto a tuo marito, beh tutti i mariti sono uguali. Pensa che io quando vado all'ikea prima di tornare a casa faccio tappa da mia mamma a depositare parte degli acquisti per non turbare troppo il povero consorte. Ti abbraccio anch'io.

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