domenica 13 novembre 2011

Colpi di fulmine


Il mestiere più antico del mondo è un piccolo grande libro, a metà fra l'autobiografia e il saggio, scritto da Antonio Leotti. L'ho comprato qualche sera fa alla Feltrinelli e quella stessa notte l'ho letto quasi tutto. Se l'ho mollato a una trentina di pagine dalla fine, è stato solo per il piacere di prolungare la lettura fino all'indomani. Il titolo può essere fuorviante, lo so, perciò chiarisco subito che l'argomento del libro, quel mestiere più antico del mondo a cui si allude dalla copertina, è l'agricoltura. 

Come faccia un argomento all'apparenza così noioso, a risultare invece tanto avvincente, è presto spiegato. Il mestiere più antico del mondo è innanzitutto una storia d'amore - intensa, struggente, viscerale e disperata come solo le grandi storie d'amore sanno esserlo - fra l'autore e la sua terra. E quando dico la sua terra, intendo proprio la sua terra, i 1.200 (poi diventati 400) ettari dell'azienda agricola della sua famiglia.

Leggere questo libro è come sedersi al bar con Antonio Leotti, davanti a una bottiglia di vino beverino, e sentirlo raccontare di sé, della sua infanzia, della famiglia, di quella terra amata al punto da vivere ogni allontanamento come una ferita. Si tratta di un racconto ipnotico, perché ti catapulta in un mondo in via d'estinzione che si ammanta necessariamente di un'aura mitica. Per capirci, siamo in Toscana, ma potremmo essere a Macondo, l'effetto è lo stesso.

E questo riuscire a trascinarti indietro nel tempo, a farti sentire gli odori del terreno fresco dei solchi e perfino il sapore del pane sciocco e del prosciutto nero, è merito della scrittura di Antonio. Una scrittura piena di grazia, ma mai vezzosa, che però sa anche infiammarsi e diventare potente, quando è necessario. In ogni parola di questo prezioso libricino, ci sono l'umiltà e il rispetto che l'approcciarsi al mondo contadino richiedono. Un mondo che ha resistito per millenni rimanendo antico, per poi precipitarsi a spron battuto e irrimediabilmente, verso la propria fine.

Ed è una fine che strazia l'anima, anche la mia. Che pure non ho giocato nell'aia, non ho passeggiato nel bosco ceduo, non sono mai salita su un trattore e sulla mano destra ho un unico callo, lì dove si poggia la penna. Perché, ed è una regola alla quale non si sfugge, è solo quando si perde qualcosa che se ne capisce il vero valore.



CHEESECAKE DI CAPRINI E PERE
per 8 tortine monoporzione

Spero che Antonio non se ne abbia a male e perdoni questa mia caduta nell'ovvio, ma insomma: al contadin non far sapere...
Va be', ci siamo capiti.

Per il biscotto:
150 g di farina 00
150 g di farina di nocciole
100 g di burro fuso
1 cucchiaio di zucchero bruno
1 pizzico di sale

Per la crema:
400 g di caprini freschi
100 ml di panna liquida
60 g di zucchero bianco
2 fogli di colla di pesce

Per il topping:
2 belle pere williams
1 cucchiaio di zucchero bianco
cannella in polvere qb
zenzero in polvere qb
2 fogli di colla di pesce

Premessa: se volete darvi un tono e lanciarvi nella preparazione della tortina monoporzione, dovete dotarvi di otto ring di 8cm di diametro e due fogli di acetato A3. Se invece propendete per un più pratico tagliare una bella torta a fette e via andare (che poi c'è sempre chi ne vuole di più, chi di meno, chi vuole fare il bis e in fondo un'unica tortacchiona è più pratica), vi serve uno stampo a cerniera di 24cm di diametro.

Si comincia dal biscotto, mescolando insieme le due farine, lo zucchero e il sale e rendendo il tutto sabbioso e umido con l'aggiunta del burro fuso. Si dispongono poi su una placca rivestita di carta forno gli otto ring e vi si versa la sabbia bruna ottenuta, compattando bene con un cucchiaio (confesso che io uso il pestello del mortaio). S'inforna in forno preriscaldato a 180° (ma non mi dire) per una decina di minuti, quindi si sforna e si lascia raffreddare (ma senza tirare via i ring!).

Intanto si va di crema, che si ottiene molto semplicemente montando i caprini tenuti a temperatura ambiente con lo zucchero. A questa miscela va poi aggiunta la panna tiepida nella quale saranno stati sciolti i due fogli di colla di pesce, precedentemente ammollati in acqua fredda e poi strizzati.

Si riveste l'interno dei ring con delle strisce di acetato ottenute tagliando in 4 ognuno dei fogli A3, e vi si distribuisce la crema aiutandosi con una sac a poche. Si mette poi tutto in frigo per almeno un'ora.

Mentre la crema si rapprende, si procede alla preparazione del topping sbucciando le pere e tagliandole a pezzetti per poi metterle in un pentolino con un dito d'acqua, lo zucchero, la cannella e lo zenzero. Quando saranno morbide, si frullano con il minipimer e vi si scioglie la colla di pesce (anche in questo caso ammollata in acqua fredda e poi strizzata).

Una volta che il topping sarà intiepidito, si distribuisce negli 8 ring e si lascia ancora un'oretta in frigo quindi si sfilano i ring, si rimuovere l'acetato, si improvvisa una decorazione (sempre per darsi un tono) con quello che si ha sotto mano (nel mio caso noci caramellate, ma va bene qualsiasi cosa. Anche una spolveratina artistica di cannella) e si serve con l'aplomb di un grande chef.

Dopotutto l'importante è crederci.

14 commenti:

  1. Mi piacciono le storie d'amore.
    Fiore

    RispondiElimina
  2. vado a comprare il libro. Se potessi leggerlo assaggiando la tua cheesecake sarebbe il massimo.
    ste

    RispondiElimina
  3. 1200 ettari poi diventati 400? Il Leotti è un latifondista.

    RispondiElimina
  4. quasto potrebbe piacere a mia nonna, lo vedo il libro adatto a laei (e poi a me, che me lo leggo quando l'ha finito) visto che si parla di Toscana, e di terra e di attaccamento alla terra!

    RispondiElimina
  5. Ti leggerei per tutto il pomeriggio... parlaci di altri libri, di altre ricette, raccontaci...

    Questa cheesecake è spettacolare bisogna provarla, una domanda: ma rivestire il ring (che non ho mai usato) con l'acetato, perchè fa effetto imburramento e infarinamento?

    RispondiElimina
  6. Avevo già sbirciato, a suo tempo.
    E son cresciuta su trattori, eleva pallets, trebbiatrici e piedi nella tinozza per pigiare l'uva.
    Oggi, ho verdure invernali in serretta. E altalena perennemente abbarbicata al noce.
    Sogno case con mulino, pale eoliche e caprette che facciano benarrivato, altro che ciao.

    RispondiElimina
  7. mi hai dato un'arma invincibile contro la regina delle torte! ;) evvai!

    RispondiElimina
  8. Adesso dovrò per forza acquistare qualcosa e il colesterolo mi suggerisce che non sarà la farina di nocciole. Il signor Leotti è scivolato come burro fuso nella gastonomica; è bbrav!
    Massimo M.

    RispondiElimina
  9. Non so se mi piace di più la foto della tortina o la descrizione del libro del Liotti. Con la tortina sono certa del sapore meraviglioso, col Liotti potrei avere una cocente delusione se la tua descrizione è migliore del suo scritto...(diciamo che sono golosa và). VABBE', provare per credere e io proverò entrambi :)
    PS concordo quindi con Stefano Consiglio

    RispondiElimina
  10. @Fiore: il mondo si regge sulle storie d'amore.
    @Stefano: abbi fede, che la cheesecake arriva.
    @Maurizio: Lo era, per sua stessa ammissione.
    @Juls: sarò ancora più specifica. Si parla di senese :-)
    @Lizzy: Grazie. Per quanto riguarda il ring, lo si riveste di acetato per far sì che la crema non rimanga attaccata. Se si usa uno stampo grande a cerniera, basta passare un coltello lungo il bordo. Il ring però ha un diametro troppo piccolo perché si possa fare questa operazione e quindi si ricorre all'acetato. (Forse ho capito male io, ma se mi stai chiedendo se si possa sostituire l'acetato imburrando e infarinando il ring, la risposta è no.)
    @Reb: non parlare di mulini. Ma tu l'hai mai vista quella docufiction sui due sposini inglesi che comprano e restaurano un mulono facendo tutto con le loro manine sante mentre passano due anni in roulotte? (per inciso, lei nel mentre ebbe anche una bimba). Ecco io, se il consorte non minacciasse di lasciarmi in tronco, vorrei fare proprio quella cosa lì.
    @Circe: che Peggy sia con te :-)
    @Massimo: le buone letture mi sembrano un ottimo coadiuvante dell'ascetismo pre natalizio.
    @Daniela: Ingorda :-)

    RispondiElimina
  11. Ecco cosa regalare a Natale a chi so io....

    RispondiElimina
  12. Accidenti, ieri sera ti ho scritto un commento ma non so come mai non è stato pubblicato... in ogni caso ti avevo scritto per dirti che il tuo blog è davvero piacevolissimo, direi una Novità (con la N maiuscola) che emerge dalla migliaia di blog sulla cucina che affollano la rete (incluso il mio si intende eh!). E questo connubio tra lettura e cucina è la mia quintessenza. Brava.

    RispondiElimina
  13. mi hai incuriosito proprio tanto con questo libro, lo compro :)
    la cheesecake...e che ne parliamo 'a fa!
    un abbraccio

    RispondiElimina
  14. @Francesca: chi sai tu? :-)
    @Roberta: Grazie! (con la G maiuscola) :-)
    @Gio: ti abbraccio tanto anch'io.

    RispondiElimina