Il tavolino da caffè del nostro soggiorno proviene da casa di mia nonna e, negli anni, ha subito varie trasformazioni. All'inizio è rimasto color legno e mi sono limitata solo a sostituire la stoffa del ripiano, poi all'interno, sotto il vetro, ha ospitato un bellissimo puzzle anni '50, dopodiché è stato dipinto di bianco e rifoderato con una tela bluette. Errore fatale il bianco, perché con tre cani che gironzolano sempre nei paraggi sperando di raccattare qualche briciola o ci si accucciano sotto a dormire, c'è voluto poco perché il tavolino diventasse bianco sporco e poi decisamente grigio, convincendomi che era arrivato il momento di un nuovo restyling.
Complice una settimana di pausa dalla scrittura (delle sceneggiature, per il resto - come in parte si è visto - ho scritto moltissimo!), mi sono dedicata al bricolage, e adesso il mio tavolino bianco sporco e blu è diventato così.
Mio marito, che è molto concreto e poco propenso all'immaginazione (ma ha tanti, tantissimi altri pregi), ha osservato le varie fasi di lavorazione con crescente scetticismo. L'azzurro delle parti in legno gli sembrava troppo "calcio Napoli" (lui è orgogliosamente juventino) e la bandiera che avevo dipinto, troppo "sbavata". A nulla è servito ripetergli con lo stesso tono di stoica sopportazione usato da Madeline Kahn: "Jasper Johns, caro, Jasper Johns", lui è rimasto tenacemente perplesso fin quando non ha visto l'opera finita che, fortunatamente, gli è piaciuta moltissimo.
Lo ammetto, probabilmente il recente viaggio a Londra mi ha un tantino influenzata, ma ormai è fatta e questo tavolino in stile "rule Britannia" è passato d'ufficio dal ruolo di tavolino da caffè a quello di tavolino da tè (anche perché io il caffè non lo bevo mentre ho sempre sul fuoco il bollitore pronto per il tè).
Lo ammetto, probabilmente il recente viaggio a Londra mi ha un tantino influenzata, ma ormai è fatta e questo tavolino in stile "rule Britannia" è passato d'ufficio dal ruolo di tavolino da caffè a quello di tavolino da tè (anche perché io il caffè non lo bevo mentre ho sempre sul fuoco il bollitore pronto per il tè).
Niente di meglio di una pigra domenica pomeriggio, quindi, per inaugurarlo con dei muffin fatti con quel che c'era in casa (nello specifico una tavoletta di ritter bianco alle nocciole, un reso di un cliente di mio marito che transitava da casa per combinazione) ma poi rivelatisi incredibilmente buoni.
MUFFIN CON CIOCCOLATO BIANCO E NOCCIOLE AL PROFUMO DI LIMONE
Per 8 muffin
ingredienti secchi
1 tavoletta di ritter bianco alle nocciole da 100 g (ma se siete schizzinosi nulla vi vieta di usare altro)
150 g di farina 00
40 g di farina di nocciole tostate
50 g di zucchero
1 bustina di lievito per dolci
la buccia grattugiata di un limone
1 pizzico di sale
ingredienti umidi
1 uovo
150 g di latte intero
60 g di burro fuso
1/2 cucchiaino da caffè di pasta di vaniglia
Tagliare al coltello la tavoletta di cioccolata fino a ridurla in pezzi abbastanza piccoli, quindi unire tutti gli ingredienti secchi avendo cura di setacciare il lievito. Sbattere l'uovo e aggiungervi la vaniglia e il latte. Mescolare gli ingredienti liquidi (compreso il burro fuso) a quelli secchi, lavorando giusto il necessario ad amalgamarli, ma non di più. Disporre il composto in una teglia da muffin imburrata e infarinata o in pirottini di carta (da sistemare comunque nella teglia, ma vi risparmierete di imburrare) o in piccole vaschette di alluminio usa e getta (anche in questo caso non serve imburrare), riempiendo fino a 3/4 della capacità e infornare - in forno preriscaldato a 180°, ribadisco: esiste un'altra temperatura? - per una ventina di minuti. Servire tiepidi.